Potrei rispondere all’interno di uno spazio, con la musica o il silenzio; penso però che le idee possano prendere forma anche sul treno per Brescia dopo un pomeriggio passato a girovagare per le gallerie di Milano.
2- quale ritieni sia l'opera più rappresentativa della tua produzione o che preferisci?
Ogni opera può essere la più rappresentativa, perché è testimone del periodo che l’ha generata.
3- condividi la tua ricerca con qualcuno o ti ritieni un solista?
Mi ritengo un solista per tutto ciò che ha bisogno di solitudine e intimità. Non riesco ad immaginare amici (artisti o no) che entrano ed escono dal mio studio/casa durante la creazione di un mio lavoro. Per il resto penso che gli artisti abbiano sempre bisogno di condivisione, confronto e scambi di idee.
4- qual è stato, se l'hai vissuto, il periodo più difficile del tuo percorso fino ad ora?
Ogni momento che precede il buon esito di un lavoro.
5- quali sono stati i punti di svolta che hanno fatto crescere la tua arte?
La mostra di Chuck Close all’American Accademy di Roma nel 2002 rivoluzionò il mio modo di lavorare. Ovviamente con i suoi vantaggi e svantaggi.
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