8 aprile 2009

conosciamo: Silvia Bortot

1- quando e dove produci la tua arte?

Parto dal concetto che la mia arte per me è anche lavoro, fatto con passione, fatto da notti insonni, fatto da curiosità, fatto con tutto e da tutto ciò che mi circonda. Quindi devo sempre trovare un compromesso tra ciò che creo e l’utente finale a cui è destinata la creazione in quanto tale. Produco in qualsiasi posto che mi trasmetta un senso di appartenenza, dove sto bene, solitamente in uno spazio ampio e più vuoto possibile, ma non per forza deserto, a volte circondata dal silenzio e altre volte da buoni suoni.

2- quale ritieni sia l'opera più rappresentativa della tua produzione o che preferisci?

non ho una creazione a cui sono particolartmente legata, io spazio dalla grafica alla fotografia, a creare con il pongo, con i lego, con la carta, fino a giocare con i colori della frutta e della verdura. Ogni cosa che mi “parla”, io la prendo in considerazione. Mi piace pensare alla semplicità prima di tutto, a quelle cose essenziali, belle e basta, o ai dettagli piccoli quasi invisibili, ma che un buon occhio sa notare e capire.

3- condividi la tua ricerca con qualcuno o ti ritieni una solista?

Credo sia molto importante lavorare in gruppo, anche se mi ritengo una solitaria, ma allo stesso tempo socievole e ingorda di energie altrui. Osservo, percepisco, respiro ogni cosa, apprendo e soprattutto faccio tesoro d’influenze e consigli altrui, tutto mi forma. Sono la prima a cercare confronti e scontri con colleghi, artisti, addetti ai lavori, ma anche con persone che fanno completamente altre arti e mestieri, credo sia molto più costruttivo un confronto con gente che non usa il "tuo linguaggio", non m'interessa solo ricevere pareri tecnici o quant'altro, in primis voglio sapere se il mio creare riesce a comunicare nell'immediato in modo semplice, emozionando, provocando qualcosa che catturi attenzione, o solamente una sensazione di piacere. Se ciò accade, ho fatto bingo.

4- qual è stato, se l'hai vissuto, il periodo più difficile del tuo percorso fino ad ora?

Costantemente il mio percorso è difficile, ho una responsabilità sociale nel comunicare, essere una creativa comporta costantemente compromessi, devo sempre trovare soluzioni ai problemi, e come se non bastasse le devo trovare con un'etica, con il mio stile e soprattutto con una regola estetica indiscutibile. Fare grafica non è un gioco, non è un passatempo, è un lavoro progettuale a 360°, come un ingegnere quando progetta un ponte. Non tutti possono fare grafica come non tutti possono fare ponti. Difficile è far capire a terzi che la figura del grafico è una vera e propria professione, che deve avere il suo giusto compenso e rispetto. Io sono una grafica, un po' artista, ma sono una grafica. La mia creatività non è solo per me stessa o fine a se stessa, è al servizio altrui, quindi ogni giorno è una guerriglia costante, in una società dove non ci sono più spazi vuoti e dove la cultura visiva è paragonabile allo smoking con il calzino di spugna bianco. Senza nulla togliere al calzino di spugna bianco!

5- quali sono stati i punti di svolta che hanno fatto crescere la tua arte?

Ogni giorno incontro "puntini", che non mi fermano e per "l'appunto" mi fanno svoltare. Un puntino, anzi puntone è stato un "incontro del terzo tipo" con la stampa tipografica e i caratteri mobili (semplicemente stupendi... da mangiare), con la fotografia in pellicola dopo, ed infine aver scoperto un'etica del creare, così da far mio un modo di creare. Il mio interesse per il sociale ha contribuito molto al mio modo di fare e produrre grafica. Oltre al bello ci deve essere il rispetto per tutto, per la carta, per i materiali, per i colori e per l'ambiente. Sempre. Ottenere il massimo con poco.



è uno stile di vita e una scelta, è ciò che più ci appartiene perchè intimamente nostra.

art & grafik deziner
s.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

non vedo l'ora di venire all'inaugurazione!!

Giuliana Tammaro ha detto...

anche noi non vediamo l'ora!